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ZOO PARADISO

 


scritto e diretto da Riccardo de Torrebruna
con Jonis Bascir, Margherita Mannino, Riccardo de Torrebruna

 

Durante l’assedio più lungo del Novecento, sotto il tiro dei cecchini, tre personaggi di etnie diverse si trovano nello zoo di Sarajevo. Messo in scena nel ’96 all’Actors Studio di New York e vincitore nello stesso anno del premio E. Maria Salerno, Zoo Paradiso, con i toni di una stravagante commedia umana, rievoca un pezzo di Storia che ci appartiene.

 

1996 - NEW YORK, ACTORS STUDIO : ZOO PARADISO
di Riccardo de Torrebruna. Supervisione artistica di Arthur Penn.


BREVE STORIA DEL PROGETTO

Quando terminai di scrivere il testo, nell'agosto del '94, la guerra nella ex Jugoslavia era una riserva di caccia privilegiata per l'industria dei media, e Sarajevo aveva da poco conquistato il poco invidiabile record della città più assediata nella storia di questo secolo.
Per difendermi dall'assalto di quelle immagini e di quei volti sacrificati alle logiche tentacolari della cronaca di guerra ero stato costretto a produrre qualcosa, un'astrazione teatrale, di cui però fossi io il responsabile. Una metafora non è mai cosciente, altrimenti diventa una tesi e in teatro risulterà noiosa e priva di vita.
Per verificare la consistenza del testo e delle sue inevitabili allusioni storiche, un testo in cui si fronteggiano comunque dei personaggi in guerra, decisi di rivolgermi a Predrag Matvejevic'. Avevo letto il suo saggio "Mediterraneo" e sapevo che si era trasferito dalla Sorbona all'università di Roma.
Lo incontrai durante una breve conferenza indetta a sostegno della ricostruzione della biblioteca di Sarajevo. Era lì, mi disse, che aveva imparato l'italiano. Ora tutto era bruciato. Prese il testo e una settimana più tardi mi telefonò per dirmi che lo aveva letto. Quando andai a trovarlo all'università ci trattenemmo parecchio a discutere della pièce, di Mostar, dov'era nato e dove l'anagrafe era stata distrutta insieme al suo atto di nascita.
Proprio in quei giorni la burocrazia universitaria glielo richiedeva, con cinica pedanteria, per assegnargli la cattedra. La burocrazia è stupida, non tiene mai conto di nulla, la guerra invece, più intelligentemente, non solo uccide gli uomini, ma brucia anche i documenti.
Il testo gli era piaciuto, specialmente la sua ambientazione. M'incoraggiò a metterlo in scena e mi promise il suo appoggio se ne avessi avuto bisogno.
Nei mesi successivi tentai di trovare una produzione, rivolgendomi ad alcune compagnie e a dei teatri. Combattevo contro palinsesti di acciaio, poco flessibili all'eventualità di un testo che si confrontasse con quello che quotidianamente sgorgava dai telegiornali.
Sarajevo era di attualità, ma non di moda. Mai correre un rischio.
Kusturica non aveva ancora vinto il premio al festival di Cannes e la guerra era ancora una cosa troppo seria per diventare un happening da tenori, consorterie di benefattori del rock, dame bianche e altre ipocrisie.
Decisi di far tradurre il testo in inglese e lo mandai a Susan Batson, una regista americana di colore, membro dell'Actors Studio di New York, con cui avevo più volte lavorato e che mi aveva incoraggiato a scrivere per il teatro. Sensibile alle tematiche sul razzismo, e al tema della "pulizia etnica" mi propose di sottoporlo ad Arthur Penn, da poco insediatosi alla presidenza dell'Actors Studio.
Forse è solo un caso che, mentre la diplomazia americana tentava di darsi lustro con un accordo tra le parti in guerra, gli esponenti dell'Actors Studio più sensibili ai problemi dell'Europa si interessassero al mio testo.
Il progetto di una messa in scena, con la regia di Susan Batson e con la supervisione di Penn stesso, entrò nella sua fase operativa all'inizio del '96, quando fui invitato ad iniziare le prove.
ZOO PARADISO stato messo in scena all'Actors Studio di New York nell' aprile del '96, con la regia di Susan Batson e la supervisione artistica di Arthur Penn.
A ottobre dello stesso anno, ha vinto in Italia il premio "E. Maria Salerno" per la Drammaturgia
 
IL PREMIO E. MARIA SALERNO nel '96 ha dato luogo ad uno spettacolo che la Compagnia omonima ha messo in scena
a Roma, presso il Teatro la Comunità.
 

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